Nessun senso di colpa né rimorso in
Alessandro Impagnatiello, a processo per l’omicidio volontario
della fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza.
È quanto sostengono lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il
medico legale Gabriele Rocca, incaricati dalla Corte di Assise
di Milano di eseguire la perizia psichiatrica dalla quale è
emerso che l’ex barman era capace di intendere e volere al
momento dei fatti. Rispondendo in aula alle domande
dell’aggiunta Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo, i
periti hanno parlato di una “scarsa risonanza emotiva” in lui e
di una “emotività vissuta in modo freddo”, pur non avendo alcun
disturbo. Durante i colloqui con lo psichiatra e il medico
legale, Impagnatiello ha dichiarato che dopo l’omicidio tentò di
“cancellare tutto, come se far sparire una persona fosse come
buttare una caramella”. Una frase che, secondo i professionisti,
si inserisce in un contesto in cui l’imputato “ha descritto
diversi shock”, come anche le gravidanze della compagna e della
donna con cui aveva una relazione parallela, i quali “venivano
tutti superati abbastanza facilmente”.
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