“Ero lì quella mattina. Mi ero seduto
in prima fila assieme a mia moglie, poi ho ceduto il posto alla
segretaria del Consorzio, Elisabetta Silenzi e mi sono spostato
dietro: lei è morta e io sono vivo. Mi sono salvato così”. E’ il
drammatico racconto di uno dei sopravvissuti della strage di
Fidene compiuta da Claudio Campiti l’11 dicembre del 2022 a
Roma. Nel corso di una riunione di condominio sono state uccise
quattro donne.
”Ero all’interno del gazebo per assistere all’assemblea – ha
raccontato il teste davanti ai giudici della prima Corte
d’Assise della Capitale – quando ho visto entrare Elisabetta le
ho ceduto la sedia e mi sono spostato nei posti dietro: lei è
stata uccisa. All’improvviso ho sentito dei botti come petardi e
ho sentito gridare ‘sparano’. Ci siamo buttati tutti a terra.
Dopo alcuni stanti siamo andati fuori e ho visto mia moglie che
si era salvata mentre Campiti veniva tenuto da altri a terra.
Dal quel giorno sono in cura, non riesco più a frequentare
luoghi al chiuso e fatico a prendere sonno la sera”.
Nel procedimento, oltre Campiti accusato di omicidio
volontario plurimo, sono imputati anche il presidente della
Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente del
poligono di tiro di Tor di Quinto dove il killer prese la
pistola, una glock, utilizzata poi per compiere la strage.
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