Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl volto di Iulia Procula, ritratta come la dea Igea, è lievemente inclinato e pare lo sguardo di tanti visitatori del Parco Archeologico di Ostia Antica, rapiti dalla quotidianità. Ci guarda dalla copertina della nuova Guida al Museo Ostiense, quasi a ricordarci che Ostia, come pochissimi altri siti archeologici, offre la monumentalità del quotidiano. E l’arte che venne dopo la distruzione di Pompei nel 79 d.C.Il Museo, ospitato nel Casone rinascimentale del Sale e appena riallestito secondo le nuove concezioni museali e nell’ottica dell’accessibilità fisica e cognitiva, è un manuale di storia dell’arte perché Ostia fu centrale nella produzione scultorea, musiva e pittorica, senza dimenticare la monumentalità architettonica del sito: “Ostia diede vita a una società davvero multietnica e multiculturale, un crogiolo senza precedenti che forse solo oggi torna a riproporsi nelle nostre civiltà globalizzate”, scrive Alessandro D’Alessio, direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica.Loading…La nascita del MuseoIstituito nel 1870, il museo fu trasferito nel Casone del Sale nel 1934 e ospita i reperti che fanno la storia e la bellezza della città antica: Ostia, nella sua etimologia dal latino ostium, “foce” (del Tevere), è stata fondata, secondo la tradizione dal quarto re di Roma, Anco Marcio (640-616 a.C. circa) ma i resti archeologici più antichi sono riferibili al castrum della colonia romana del IV secolo a.C. La sua posizione e i commerci la resero fortunata tanto che Claudio prima (42 d.C.) e Traiano poi (110 d.C. circa) ampliarono il porto marittimo. Così, fra I e III secolo la città cambiò pelle grazie a un eccezionale sviluppo demografico ed economico che portò a precisi e ricchi piani urbanistici. Poi, venne il declino, connesso anche al declinare dell’Impero Romano. Ma anche l’abbandono portò a nuove pagine di storia: la città divenne una cava a cielo aperto e luogo di ritrovamento – a partire dal Rinascimento – degli oggetti antichi. Quelli conservati, nonostante una dispersione che ha attraversato tutti i secoli, sono la ricchezza del Museo Ostiense.Il riallestimento e la guida Il riallestimento, e la guida, raccontano storia e arte nel fluire dei giorni, della religione, del potere politico. Che prende le forme delle statue di Traiano o di Iulia Domna, ritratta come Cerere, o di un togato (cosiddetto Massenzio). C’è poi la gente, quella che poteva permettersi busti e memoria e anche quegli artigiani, commercianti e piccoli imprenditori immortalati in rilievi di marmo e terracotta. Sono gli oggetti – descritti con dovizia sulla Guida – a farsi voce narrante della vita di ogni giorno, come le statue di Mitra tauroctono o quella di Iside che testimoniano la diffusione di culti orientali a Ostia.Dalla vita alla morte, le necropoli sono lo specchio del vivere: sarcofagi, urne e rilievi in marmo, oltre al valore connesso agli aspetti del rito e dell’ideologia funeraria, testimoniano preziosità artistiche e la presenza di manifatture locali altamente specializzate. Fra gli oggetti in mostra, l’elemento decorativo di porta sepolcrale che viene dalla necropoli della via Ostiense: le raffinate formelle delle due ante rappresentano genietti che impersonificano le stagioni. In fondo, queste figure alate ci ricordano che la vita e la morte altro non sono che lo scorrere delle stagioni, dalla primavera all’inverno. Nel I-II secolo d.C. come oggi.